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Rédiger un rapport sur une manifestation où la participation fut active présente un unique gros problème: le conflit d’intérêts – cet être partial qui exclut toute attente justifiée d’objectivité. Vous, lecteurs, êtes donc avertis du fait que, dorénavant, chaque aspect du compte rendu sera marqué par la subjectivité la plus totale.
Petit retour en arrière: le 7 juin dernier à Lugano, sur le site accueillant de Jazz in Bess (ce qui se rapproche le plus d’un club de jazz en Suisse italienne, mais il faudrait consacrer un article entier à ce lieu magique…), une table ronde a eu lieu sur le thème Faire de la musique à l’ère de la contamination. Quatre représentants différents de la vie musicale tessinoise ont pris la parole: Nadir Vassena (compositeur, professeur et animateur de la scène culturelle depuis maintenant des décennies, ayant fait ses preuves à l’échelle européenne), Gabriele Pezzoli (compositeur et pianiste de jazz, ayant suivi un parcours d’auteur personnel et varié), Carlo Piccardi (musicologue et directeur de Rete Due durant des années – un des plus fervents connaisseurs et défendeurs de la culture historico-musicale en Suisse italienne) et le rédacteur, Zeno Gabaglio.
Un groupe hétéroclite – dans un autre contexte, on pourrait dire comme les boîtes de chocolats: tous différents les uns des autres – qui, de par leur parcours respectifs différents, laissait imaginer des divergences dans les idées concernant la musique. Une richesse d’opinions apparaît rapidement grâce au travail de médiation – mais aussi d’incitation – assuré par Maurizio Chiaruttini, journaliste et ex-producteur chez RSI.
Chercher sa propre identité musicale
«Dans tous les domaines de l’expression artistique, la contamination semble presque être devenue impérative: contamination entre des genres différents, contamination entre les langues – cultivé et populaire, académique et commercial, acoustique et technologique –, contaminations entre idiomes culturels de provenance variée. Dans un contexte comme celui-ci, que signifie chercher sa propre identité musicale, son propre style, sa propre expression authentique?».
Ce fut le point de départ et – contrevenant à toutes les règles dramaturgiques – nous dévoilons déjà qu’il n’y eut pas de point d’arrivée, ou du moins il n’y en a pas eu qu’un seul. Déjà en ce qui concerne le sens du terme «contamination», les idées allaient dans de nombreuses directions: souligner sa connotation essentiellement négative (la même racine que «contagion», rappelle Vassena) ou établir son altérité par rapport à des concepts tels que «pureté» ou «identité». Le musicien «contaminé» ne peut inévitablement pas être pur et perd inévitablement un peu de son identité en faveur de quelque chose d’autre.
Toujours sur le plan terminologique, Gabriele Pezzoli a proposé un synonyme – «hybridation» – moins connoté négativement et plus ouvert à la variété de stimuli qu’offre le monde contemporain et dans lequel Pezzoli se reconnaît.
Les chefs-d’œuvre sont souvent le fruit de processus
Carlo Piccardi a ensuite commencé en rappelant que la contamination est un phénomène historique vaste qui va bien au-delà de la contemporanéité. Les grandes œuvres historiques – ces chefs-d’œuvre incontestés que tout le monde reconnaît comme unitaires – ont souvent été le fruit de processus. Mais les processus nécessaires pour obtenir une œuvre ne sont presque jamais rapportés, et sont encore plus souvent oubliés: et c’est justement dans ces processus – au cours des deux derniers millénaires de l’histoire de la musique européenne – que la contamination a toujours eu un rôle significatif.
Il a été dit que nous ne sommes pas parvenus à une seule conclusion. Mais la discussion autour d’un thème apparemment simple et restreint tel que «la contamination dans la musique» – à une époque où le contraire semblerait plus vrai – a déclenché des thèmes et des observations secondaires qui ont affirmé le désir de parler de musique, de discuter des idées aussi bien que des sons, d’essayer de mieux se comprendre et de manière plus approfondie.
L’auteur invité – Zeno Gabaglio – est un musicien/compositeur et fait partie du Conseil de SUISA.
Creare musica nell’era della contaminazione
Una discussione attorno al tema – semplice solo all’apparenza – della “contaminazione in musica” ha innescato numerosi spunti, riaffermando la voglia di parlare di musica e di idee, per provare a capirsi meglio e più a fondo. Contributo ospite di Zeno Gabaglio
Scrivere un rapporto su una manifestazione in cui si è avuto parte attiva presenta un unico grande problema: il conflitto d’interessi – quell’essere parziale che preclude ogni giusta aspettativa di oggettività. Sappia chi legge che, da qui in avanti, ogni aspetto del resoconto sarà marchiato dalla più totale soggettività.
Ma facciamo un passo indietro: lo scorso 7 giugno si è tenuta a Lugano, nell’ospitale sede di Jazz in Bess (la cosa più simile a un jazz club nella Svizzera italiana, ma su questo magico luogo bisognerebbe spendere un intero articolo …), una tavola rotonda attorno al tema Creare musica nell’era della contaminazione. Invitati a prender parola erano quattro diversi esponenti della vita musicale ticinese: Nadir Vassena (compositore, professore e animatore della scena culturale ormai da decenni, con significativi riscontri su scala europea), Gabriele Pezzoli (compositore e pianista jazz, protagonista di un percorso autoriale assai personale e pure variegato), Carlo Piccardi (musicologo e per anni direttore di Rete Due – uno dei più strenui conoscitori e difensori della cultura storico-musicale nella Svizzera italiana) e lo scrivente, Zeno Gabaglio.
Un gruppo assortito – si direbbe in contesti altri, come quello delle scatole di cioccolatini: tutti diversi tra loro – che già nella differenza dei rispettivi percorsi poteva lasciar immaginare una differenza nelle idee attorno alla musica. Una ricchezza di opinioni che è velocemente emersa grazie al lavoro di mediazione – ma anche di istigazione – garantito da Maurizio Chiaruttini, giornalista ed ex produttore RSI.
Cercare una propria identità musicale
«In tutti i campi dell’espressione artistica la contaminazione sembra essere diventata quasi un imperativo: contaminazione fra generi diversi, contaminazioni fra linguaggi – colto e popolare, accademico e commerciale, acustico e tecnologico –, contaminazioni fra idiomi culturali di provenienza disparata. In un contesto come questo, cosa significa cercare una propria identità musicale, un proprio stile, una propria autenticità espressiva?».
Questo è stato il punto di partenza e – contravvenendo a ogni regola drammaturgica – già sveliamo che non c’è stato nessun punto di arrivo, o perlomeno non ce n’è stato uno solo. Già sul senso del termine “contaminazione” le idee si sono mosse in direzioni molteplici: dal sottolinearne la connotazione sostanzialmente negativa (la stessa radice di “contagio”, ha ricordato Vassena) allo stabilire una sua alterità rispetto a concetti come quello di “purezza” o di “identità”. Il musicista “contaminato” inevitabilmente non può essere puro, inevitabilmente perde un po’ della sua identità in favore di qualcos’altro.
Rimanendo sempre su un piano terminologico Gabriele Pezzoli ha suggerito un sinonimo – quello di “ibridazione” – meno connotato negativamente, e più aperto alla varietà degli stimoli che il contemporaneo offre e nei quali Pezzoli si riconosce.
Capolavori sono stati frutto di processi
Carlo Piccardi ha poi esordito ricordando come la contaminazione sia un fenomeno storico di ampio respiro, che va ben oltre la contemporaneità. Le grandi opere storiche – quei capolavori indiscussi che tutti riconoscono come unitari – sono spesso stati frutto di processi. Ma i processi necessari a un’opera non vengono quasi mai riportati, e ancora meno vengono ricordati: e proprio in quei processi – per gli ultimi due millenni di storia della musica europea – la contaminazione ha sempre avuto un ruolo determinante.
Non si è arrivati a un’unica conclusione, si diceva. Ma la discussione attorno a un tema apparentemente semplice e circoscritto come quello della “contaminazione in musica” ha innescato temi e osservazioni secondarie che – in un periodo in cui sembrerebbe vero il contrario – hanno affermato la voglia di parlare di musica, di confrontarsi sulle idee oltre che sui suoni, di provare a capirsi meglio e più a fondo.
L’autore ospite – Zeno Gabaglio –è musicista/compositore e fa parte del Consiglio SUISA.